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GdR Vs Stereotipi

Aggiornamento: 11 gen 2021



Dalla nostra daily life alla nostra vita professionale fino ai nostri rapporti interpersonali, gli stereotipi hanno sempre influenzato fortemente la nostra vita.

Tuttavia non sono lì per portarci dei vantaggi.


Categorizzare fortemente qualcosa o qualcuno può infatti offuscare il nostro giudizio passo dopo passo, fino a creare una nebbia insidiosa che ci impedisce di dare un giudizio personale per uno veicolato da un’opinione precostruita e generalizzata.



All’interno del gioco di ruolo, la situazione è la medesima.

Ogni nano è cocciuto e vive sotto le montagne, ogni orco è cattivo e brutale, ogni elfo è vegetariano e vive in mezzo alle foreste.


Tutto ciò è solamente una grande zavorra di piombo alla creatività.


Pensateci: trovarsi in un mondo vasto in cui ognuno è unico nel suo genere e ridurre lo spettro della personalità dei singoli in una manciata di categorie! Quante cose ci stiamo perdendo?

E se quel nano con cui ci siamo imbattuti non fosse il minatore burbero che pensavamo bensì un bardo dalla voce incantevole e melodica? Sarebbe un vero peccato non sentirne almeno un sonetto.


Per combattere l’istinto di basarsi sui nostri stereotipi all’interno del gioco, è necessario porsi sempre delle domande per mettersi in discussione:


“Cosa so realmente di questa persona?”

“Quali sono i motivi per cui penso questa cosa?”


Essere un giocatore di ruolo, quindi, che interpreta un personaggio che si mette costantemente in discussione è altamente formativo poiché, al lungo andare, si entra in sintonia con esso e uno inizia inevitabilmente ad influenzare l’altro.

In altri termini tramite il gdr si simula una realtà per influenzare il proprio “io” nel mondo di tutti i giorni ed accostare a questo processo delle determinate tematiche su cui fare del training costante, come per esempio riflettere sui propri pregiudizi e stigmatizzazioni, può risultare terapeutico.


Fortunatamente poi c’è sempre il fidato Master che ci può venire incontro e ci può guidare fino al superamento dei propri pregiudizi. Passo dopo passo, sessione dopo sessione, un Master accorto può condurre il gioco e i giocatori fino al punto di rottura, in cui all’interno del mondo immaginario arriviamo ad essere guidati dal nostro buon senso e non più dai concetti precostruiti che in maniera naturale ed involontaria si sono formati dentro il nostro cervello.


A quel punto, lasciatevelo dire, il mondo di gioco inizia a colorarsi.


Lasciando quella fastidiosa tendenza ad etichettare i nuovi stimoli dentro un quadro di stereotipo preesistente, i quali hanno reso il mondo solamente bianco o nero, si inizia finalmente ad assaggiare il nuovo ed assaporarlo prima di dare un giudizio.


Molto più facile a dirsi che a farsi, come sempre d’altronde, ma tramite la costanza e la voglia di divertirsi tutti insieme al tavolo da gioco (perché alla base si tratta comunque un’attività ludica da svolgere in compagnia) non tarderanno ad arrivare i benefici di cui non facciamo altro che parlare.


Giocare in un mondo a colori vi lascerà a bocca aperta: ogni mercante, suddito, re, mago e drago è improvvisamente una creatura con una storia che aspetta solo di essere scoperta. E poi chissà, magari un nuovo personaggio incontrato per caso potrebbe anche diventare rilevante nella nostra storia: un nuovo amico, un nuovo compagno di avventura o anche semplicemente un abile oratore in grado di intrattenerci mentre concludiamo la sessione nella taverna del villaggio.


Bravo Master, che sei riuscito a far evolvere i tuoi giocatori!

Bravi giocatori, che vi siete fidati del master e vi siete lasciati guidare!


Ora che abbiamo scoperto che ogni mondo è pieno di colori e non solo bianco e nero, mi raccomando: non limitate questa consapevolezza solo al tavolo di gioco!




Gian Marco Marinelli







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